''Il gondoliere che canta 'O sole mio' e non  'Ninetta monta in gondola'?      E' frutto di una scarsa 'cultura' e  di poca attenzione per l'identità veneta, che va a penalizzare la  qualità dell'offerta turistica, perché offre un'immagine distorta della  città di Venezia, quella di una nuova Disneyland, poco aderente al  territorio''. Così la pensa Alberto Mazzonetto, consigliere comunale della Lega Nord, sul fatto che il repertorio dei gondolieri è ben poco veneziano e in gran parte meridionale. Il rappresentante del Carroccio a Ca' Farsetti ci tiene a precisare:  ''Io non me la prendo certo con i gondolieri. La colpa - precisa  all'ADNKRONOS - non è loro. Le responsabilità sono di chi ha diretto in questi anni l'Ente Gondola,  che tra l'altro è sostenuto dal comune di Venezia con 600mila euro  all'anno. Un organismo che ha un grande potere, visto che può sanzionare  i gondolieri se ad esempio indossano scarpe da tennis, cosa proibita, e  che ha un suo codice di disciplina e non è mai intervenuto per cambiare  il repertorio dei gondolieri''.
''Quindi - continua Mazzonetto - ci sarebbero tutte le condizioni per dare delle regole precise anche in questo campo, purtroppo fino ad oggi non lo ha mai fatto''. 
Immediata la replica di Nino D'Angelo,  secondo cui la canzone napoletana è mondiale e non regionale : '''O  sole mio' è una canzone nota e piace al mondo intero" sottolinea  all'ADNKRONOS. "Credo che nessuno abbia imposto ai gondolieri di  cantarla, ma è talmente bella...  - ha detto - e credo che venga  richiesta dagli stessi clienti che salgono sulla gondola, stranieri o  italiani che siano. 'O sole mio' non è solo una canzone napoletana, ma è un inno del mondo  - ha ribadito Nino D'Angelo - tutti conoscono e cantano questa canzone,  una delle più belle al mondo. La conoscono anche negli Stati Uniti, in  Giappone". 
"Ma poi non hanno niente a cui pensare con tanti guai che ci sono -  ha aggiunto l'artista - perché invece non pensano a far togliere quegli  'stampini' dalla scuola di Adro, considerato che siamo in Italia, e non  mettono invece la bandiera italiana?". 
Sulla questione, domani, 'Il Gazzettino Illustrato'  pubblica un  articolo in cui riporta la posizione dell''inventore' del business delle  serenate, Armando Fabris, scomparso tre anni fa: ''Il turista vuole  sentire le canzoni che conosce; si sa che queste napoletane hanno  varcato gli oceani con Caruso; e poi non si fanno tante distinzioni,  basta che sia musica italiana''.  
La pensa così anche il presidente della nuova Associazione Culturale Musicale 'Note Veneziane',  Michele Bozzato, ex gondoliere e oggi cantante. Bozzato dice di ''voler  puntare ad un recupero della tradizione, proponendo maggiormente la  canzone veneziana, anche se piano piano, col tempo. Bisogna, insomma,  educare l'ascoltatore''.   
Le canzoni italiane più diffuse sono principalmente canzoni scritte  negli anni Cinquanta, con qualche eccezione risalente ai decenni  precedenti ('Mamma') e successivi ('Parla più piano'): ma si va da  'Arrivederci Roma' a 'Volare' e ancora brani spagnoli e americani.

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