Il cadavere di Sarah Scazzi,15 anni, scomparsa il 26 agosto scorso ad  Avetrana (Taranto), e' stato ritrovato nelle campagne del paese, su  indicazione dello zio, Michele Misseri, che avrebbe confessato il  delitto. Lo si e' appreso da fonti investigative. 
Misseri, con un compagno di lavoro, aveva ripulito un uliveto dalle  foglie secche. L'indomani - dichiarò agli investigatori - accortosi di  aver lasciato sul campo un cacciavite, vi aveva fatto ritorno e tra la  cenere aveva trovato il cellulare semibruciato di Sara privo della  batteria e della carta sim. La versione suscitò sorpresa per la  coincidenza che fosse stato proprio un parente stretto a ritrovare il  telefonino. Oltre a zio Michele, i militari hanno ascoltato ieri per ore  anche le dichiarazioni di sua moglie, Cosima Spagnolo, e della figlia  maggiore Valentina, sorella di Sabrina, la cugina che la quindicenne di  Avetrana doveva incontrare per andare al mare il 26 agosto scorso e  nella casa della quale non è mai arrivata. I tre componenti della  famiglia Misseri erano stati convocati in caserma quali persone  informate sui fatti.
Ad ascoltare i loro racconti il procuratore di Taranto, Franco  Sebastio, e i pm titolari dell'inchiesta, il procuratore aggiunto,  Pietro Argentino, e il sostituto procuratore Mariano Buccoliero. Il  ritrovamento del cellulare di Sara, a oltre un mese dalla scomparsa, fu  ritenuto un vero e proprio depistaggio. Qualcuno sostenne che forse era  intenzione di qualcuno mettere in difficoltà zio Michele perché  l'apparecchio, la sera prima, non era stato notato, e collocato in modo  da non distruggerlo, vicino alle stoppie ma non all'interno. Per tutta  la giornata erano proseguite le ricerche della quindicenne. Con  l'ausilio di un elicottero, di nuclei specializzati, anche di  sommozzatori, e di unità cinofile, sono state setacciate, nonostante la  pioggia battente, alcune zone di campagna tra Porto Cesareo e Nardò, in  provincia di Lecce, al confine col Tarantino.
mercoledì 6 ottobre 2010
Rapinavano banche, arrestati 3 giostrai
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli,  coordinati dalla locale Procura della Repubblica, stanno eseguendo  arresti e perquisizioni per reati di bancarotta nei confronti di un  gruppo di noti imprenditori napoletani operanti nel settore edile.Ai soggetti, impegnati dalla fine degli anni ottanta nella costruzione  di grandi complessi edilizi nella periferia Nord di Napoli, sono stati  contestati i reati di bancarotta fraudolenta documentale, per aver  occultato e distrutto i libri sociali e le scritture contabili delle  societa' fallite, e di bancarotta patrimoniale per aver distratto i  patrimoni societari per un valore di 100 milioni di euro.
Roma, ucciso l'ex terrorista Sergio Calore: è stato trovato sgozzato in un casolare Roma, ucciso l'ex terrorista Sergio Calore: è stato trovato sgozzato in un casolare
Sul corpo di Calore c'era una profonda ferita alla gola, a breve dovrebbe svolgersi l'ispezione del medico legale. Sono in corso indagini dei carabinieri. 
Sergio Calore 58 anni, ex terrorista di destra legato al Movimento rivoluzionario popolare, la struttura collegata a "Costruiamo l'azione", è stato considerato uno dei principali pentiti del terrorismo nero.
Sergio Calore 58 anni, ex terrorista di destra legato al Movimento rivoluzionario popolare, la struttura collegata a "Costruiamo l'azione", è stato considerato uno dei principali pentiti del terrorismo nero.
Incidenti: tir si schianta contro bar a Palermo, 1 morto e 4 feriti
Incidente stradale a Mondello, borgata maribnara di Palermo, dove un  tir e' finito contro il chiosco 'il Baretto' e ha travolto una donna, di  cui non sono ancora state rese note le generalita'. Il mezzo pesante ha  investito anche altre 4 persone, tra cui 2 bambini, immediatamente  trasportati in ospedale. Sul posto ci sono i carabinieri e i vigili del  fuoco.
Roma, blitz antiusura: 5 arresti. Oltre 30 le vittime e un giro d'affari di milioni di euro
Per saldare i debiti contratti è diventato vittima di 4 usurai secondo  un meccanismo a catena, finché non si è proposto come intermediario per  reclutare possibili clienti, destinati a diventare future vittime  dell'usura. Infine, non riuscendo a sottrarsi al vortice di debiti in  cui era finito, si è procurato una pistola per farsi giustizia da sé. E'  a questo punto che è scattata l'operazione congiunta della Squadra  Mobile di Roma e della Guardia di Finanza che si è conclusa con 5 arresti e 27 perquisizioni e ha portato alla luce circa 30 casi di usura per un giro d'affari di alcuni milioni di euro.L'uomo vittima di usura è stato arrestato con l'accusa di detenzione di  arma clandestina. In manette anche i quattro usurai, tra loro un  architetto  e un imprenditore.
L'operazione, denominata 'Tempesta', nasce da una precedente indagine. Il tutto ruotava intorno ai proprietari di un autosalone e di un ristorante. Marito e moglie contraggono il debito con il primo usuraio, poi si rivolgono a una seconda persona, successivamente a una terza e a una quarta. La situazione diventa insostenibile. Diventano vittime di pesanti minacce e violente intimidazioni. Dopo aver tentato di entrare in gioco come intermediario senza fortuna, la vittima si procura una pistola. Arma con matricola abrasa di fabbricazione bulgara, trovata dalle forze dell'ordine e sequestrata durante la perquisizione nel ristorante.
Sono una trentina in totale le vittime dei casi di usura accertati nel corso dell'operazione, dal piccolo imprenditore all'idraulico, dall'artigiano al dipendente pubblico. I tassi usurai mensili andavano dal 2,5% al 10% e venivano tenuti bassi inizialmente per non portare la vittime all'esasperazione e quindi alle denunce. In un secondo momento si arrivava però al 100%. Un prestito di 250mila euro erogato a maggio saliva così a 400mila euro a giugno, e toccava i 700mila euro a settembre.
Nel corso dell'operazione è emerso anche il ruolo di un importante istituto di credito. Il direttore dell'istituto, che è al momento indagato, aveva aperto un conto corrente a nome della moglie dell'uomo finito in manette per detenzione d'arma, su cui uno degli usurai aveva versato 250mila euro per l'acquisito di autovetture.
Nell'operazione di oggi sono stati impegnati oltre 200 uomini della polizia e della guardia di finanza. Alcune persone erano vittime di usura per centinaia di migliaia di euro. ''Questa indagine nasce senza denunce - ha detto il capo della Squadra Mobile, Vittorio Rizzi - In genere c'è un grosso gap tra le denunce e i casi di vittime accertate e invito quindi tutti a denunciare i casi di usura, perché dall'usura si può uscire e si può uscire arrestando''.
Blitz antiusura anche dei carabinieri della Compagnia di Velletri. I militari hanno sequestrato beni per 2 milioni e mezzo di euro ai principali esponenti e ai loro prestanome di un'associazione a delinquere finalizzata a usura, estorsione e traffico di droga, già sgominata lo scorso gennaio con un'operazione che portò all'arresto di 10 persone, alle porte di Roma. Il gruppo, di tipo verticistico e con una gerarchia dei ruoli, si era dimostrato estremamente pericoloso per la capacità di incutere timore e di creare un clima di omertà ricorrendo a minacce e violenze per imporre i pagamenti. L'organizzazione si avvaleva, tra l'altro, di commercialisti compiacenti che fornivano documenti falsi per far ottenere prestiti e mutui per l'estinzione dei debiti usurari.
L'operazione, denominata 'Tempesta', nasce da una precedente indagine. Il tutto ruotava intorno ai proprietari di un autosalone e di un ristorante. Marito e moglie contraggono il debito con il primo usuraio, poi si rivolgono a una seconda persona, successivamente a una terza e a una quarta. La situazione diventa insostenibile. Diventano vittime di pesanti minacce e violente intimidazioni. Dopo aver tentato di entrare in gioco come intermediario senza fortuna, la vittima si procura una pistola. Arma con matricola abrasa di fabbricazione bulgara, trovata dalle forze dell'ordine e sequestrata durante la perquisizione nel ristorante.
Sono una trentina in totale le vittime dei casi di usura accertati nel corso dell'operazione, dal piccolo imprenditore all'idraulico, dall'artigiano al dipendente pubblico. I tassi usurai mensili andavano dal 2,5% al 10% e venivano tenuti bassi inizialmente per non portare la vittime all'esasperazione e quindi alle denunce. In un secondo momento si arrivava però al 100%. Un prestito di 250mila euro erogato a maggio saliva così a 400mila euro a giugno, e toccava i 700mila euro a settembre.
Nel corso dell'operazione è emerso anche il ruolo di un importante istituto di credito. Il direttore dell'istituto, che è al momento indagato, aveva aperto un conto corrente a nome della moglie dell'uomo finito in manette per detenzione d'arma, su cui uno degli usurai aveva versato 250mila euro per l'acquisito di autovetture.
Nell'operazione di oggi sono stati impegnati oltre 200 uomini della polizia e della guardia di finanza. Alcune persone erano vittime di usura per centinaia di migliaia di euro. ''Questa indagine nasce senza denunce - ha detto il capo della Squadra Mobile, Vittorio Rizzi - In genere c'è un grosso gap tra le denunce e i casi di vittime accertate e invito quindi tutti a denunciare i casi di usura, perché dall'usura si può uscire e si può uscire arrestando''.
Blitz antiusura anche dei carabinieri della Compagnia di Velletri. I militari hanno sequestrato beni per 2 milioni e mezzo di euro ai principali esponenti e ai loro prestanome di un'associazione a delinquere finalizzata a usura, estorsione e traffico di droga, già sgominata lo scorso gennaio con un'operazione che portò all'arresto di 10 persone, alle porte di Roma. Il gruppo, di tipo verticistico e con una gerarchia dei ruoli, si era dimostrato estremamente pericoloso per la capacità di incutere timore e di creare un clima di omertà ricorrendo a minacce e violenze per imporre i pagamenti. L'organizzazione si avvaleva, tra l'altro, di commercialisti compiacenti che fornivano documenti falsi per far ottenere prestiti e mutui per l'estinzione dei debiti usurari.
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