Sono otto i lavoratori di origine pakistana, "in nero"
scoperti dalla Guardia di finanza di Arezzo
all’interno di un laboratorio orafo clandestino,
posto sotto sequestro insieme a settanta chilogrammi di argento.
Altri quattro addetti di un’impresa orafa aretina,
anche loro non regolari,
sono stati individuati in un secondo intervento operato
a distanza di poche ore dal primo.
I finanzieri di Arezzo, infatti, nei giorni scorsi,
al termine di una attività investigativa, hanno individuato un’abitazione,
in una località poco distante dalla città, frequentata
(soprattutto durante le ore serali) da cittadini pakistani.
L’intervento delle Fiamme gialle ha consentito così di rilevare che,
all’interno dell’abitazione era stato ricavato un vero e proprio laboratorio orafo.
Il titolare della ditta, un ventinovenne, sempre di origine pakistana, aveva messo
organizzato una vera e propria attività di impresa, senza partita Iva e con l’impiego
di manodopera irregolare.Il giovane imprenditore è stato denunciato a piede libero per violazione della
normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Sono in corso gli accertamenti di
natura fiscale per ricostruire il volume di affari del volume d’affari della ditta,
ed alla individuazione dei committenti.
A distanza di poche ore, i finanzieri hanno effettuato un controllo nei confronti
di un’altra azienda aretina, anch’essa operante nel comparto della produzione
e lavorazione di preziosi, dove prestavano la loro attività dieci operai, italiani,
di cui quattro privi di un valido contratto di lavoro. |
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